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Dissolvenze in bianco

fotografie di Marcella Persichetti

a cura di Andrea Amatiste

Il progetto fotografico di Marcella Persichetti, dopo essere stato selezionato al festival internazionale FOTOGRAFIA EUROPEA 2014 di Reggio Emilia ed essere stato presentato dalla Galerie Photo-Originale di Parigi nel gennaio 2017, torna a Roma, in occasione della seconda edizione di RAW - Rome Art Week.

Se si offrisse al signor Schmid o a Mr Smith un viaggio in Italia, alla condizione però di non fotografare assolutamente nulla durante il viaggio, di non preparare quindi nessun ricordo per dopodomani, rifiuterebbe certamente l’invito, perché lo considererebbe uno spreco, e quasi che lo si ritenga capace di un’azione immorale. Costretto a fare un viaggio del genere, sarebbe colto dal panico, perché non saprebbe cosa farsene del presente e di tutte le vedute “fatte apposta per essere fotografate” - insomma: non saprebbe cosa fare di se stesso[1].

In Dissolvenze in bianco, le elaborazioni fotografiche di Marcella Persichetti sono le immagini dell’evocazione, del ricordo, piuttosto che la rappresentazione del reale dei luoghi.

Nel ricordo, la visione perde la completezza dei suoi dettagli, resta vivido solo qualche particolare mentre tutto il resto si dissolve, diventa bianco ... vago ... un bagliore indefinito ...

Il tempo stempera, modifica la realtà, il ricordo evidenzia, porta in primo piano alcuni particolari ed altri ne nasconde. Con il trascorrere del tempo, la realtà perde i suoi connotati oggettivi, addirittura non esiste più, e l'immagine diventa prodotto dell’esperienza soggettiva: uno spazio immaginato.

Tempo e memoria lavorano in sincronia, all'impressione che l'osservatore conserverà di ciò che ha vissuto.

Nata per rappresentare oggettivamente la realtà ed esserne fedele documento, in Disolvenze in bianco la fotografia si adopera per rendere visibile ciò che è diventato ricordo, ciò che forse non esiste nemmeno, ciò che resta impresso non sul supporto fotografico ma nella mente di chi ha osservato quell’istante, investigando lo stretto rapporto tra la tecnica della riproduzione e la memoria (non a torto chiamata “facoltà riproduttiva”).

Attraverso l’elaborazione digitale, il bianco prevalente rivela con enfasi questo passaggio: dalla realtà alla visione.

«Tutti i luoghi che ho visto, / che ho vi­sitato, / ora so - ne son certo: / non ci sono mai stato». Giorgio Caproni

http://dissolvenzeinbianco.blogspot.it

http://www.marcellapersichetti.it

[1] Gunter Anders, L’uomo è antiquato. Vol. 1: Considerazioni sull’anima nell’epoca della seconda rivoluzione industriale

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