Inventory. The Fountains of Za’atari

Progetto di Margherita Moscardini.

House 90, Block 1, district 12. Scultura, terra, resina, bronzo, cm 300x375x7. Courtesy Fondazione Pastificio Cerere, Roma and the artist Photo Andrea Veneri.

House 90, Block 1, district 12. Scultura, terra, resina, bronzo, cm 300x375x7. Courtesy Fondazione Pastificio Cerere, Roma and the artist Photo Andrea Veneri.


Inventory. The Fountains of Za’atari è il progetto dell’artista Margherita Moscardini frutto del lavoro svolto all’interno di Camp Za’atari in Giordania, che è il secondo campo per rifugiati più grande al mondo; il progetto è promosso dalla Fondazione Pastificio Cerere di Roma.

La mostra è curata da Marcello Smarrelli, direttore artistico della Fondazione.

Il progetto è vincitore della prima edizione del bando Italian Council 2017, concorso ideato dalla Direzione Generale Arte e Architettura contemporanee e Periferie urbane (DGAAP) del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, per promuovere l’arte contemporanea italiana nel mondo.

Nucleo centrale della mostra sono il libro e la scultura destinati alla collezione del Madre · Museo d’Arte Contemporanea Donnaregina di Napoli.

Inventory. The Fountains of Za’atari è stato realizzato anche con il supporto in Giordania dell’Ambasciata d'Italia ad Amman; The Khalid Shoman Foundation, Darat al Funun, Amman; AICS Amman; UNHCR. In collaborazione con il collettivo diretto da Abu Tammam Al Khedeiwi Al Nabilsi e Marta Bellingreri.

Progetto

Camp Za’atari è stato aperto nel 2012 in Giordania per accogliere la Siria in fuga dalla guerra civile. Nel 2015 ha raggiunto una popolazione di 150.000 persone, diventando la quarta città più grande della Giordania. Attualmente sono 80.000 i siriani residenti.

“Za’atari è un osservatorio privilegiato su cui sono state investite risorse enormi e sperimentate tecnologie avanzate di servizi e impianti energetici. Finora Za’atari ci ha consentito di assistere al rapido processo di formazione di una città: in cinque anni il deserto si è trasformato prima in tendopoli e poi in città con un proprio sistema economico” (Margherita Moscardini).

Dal settembre 2017 Margherita Moscardini lavora nel campo osservandolo attraverso il doppio paradigma posto dalla condizione dei rifugiati che, da un lato mettono in discussione il concetto d’Europa e stato nazione, dall’altro ci chiamano a ripensare i campi come realtà urbane. Possono queste città essere concepite non più solo nel contingente dell’emergenza umanitaria, ma nel lungo termine, come sistemi virtuosi a cui si dedichino le menti migliori affinché diventino modelli giuridici, economici e sociali da esportare, forse capaci addirittura di diventare nuovo paradigma politico?

Presentazioni

Sono previste delle presentazioni del progetto in Italia e all’estero: al Politecnico di Milano (1 ottobre 2018), all’ Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles (3 ottobre 2018, ore 19) e di Istanbul (12 ottobre 2018), al Centre de la Photographie a Ginevra e alla Columbia University di New York (autunno 2018).

Margherita Moscardini

Margherita Moscardini indaga le relazioni tra processi di trasformazione di ordine urbano, sociale e naturale legati a specifiche geografie. La sua pratica privilegia il processo e progetti a lungo termine che sviluppa attraverso interventi in larga scala, disegni, scritti, modelli in scala e video. Negli ultimi anni ha studiato i campi per rifugiati come città da ripensare comemodelli urbani virtuosi. Moscardini ha studiato arte a Bologna, Italia; ha frequentato il CSAV della Fondazione Antonio Ratti di Como con Yona Friedman e è stata research fellow 2015 dell'Italian Academy for Advanced Studies in America, Columbia University, New York. Moscardini ha sviluppato progetti in città italiane, a Istanbul, Seoul e lungo la costa atlantica europea; il suo lavoro è stato mostrato da istituzioni come ISCP, New York, MAXXI, Roma; MMCA, Seoul; Palazzo Reale, Milano, etc.

Orari

Lunedì – Venerdì 15.00-19.00
INGRESSO LIBERO.