Mi chiamo Sinta e vengo dall'Africa

Una mostra personale di Letizia Marabottini a cura di Barbara Martusciello

Letizia Marabottini, Mi chiamo Sinta e vengo dall'Africa

Letizia Marabottini, Mi chiamo Sinta e vengo dall'Africa


Due anni dopo per qualche minuto, Carlo Gallerati è lieto di presentare nuovamente Letizia Marabottini con Mi chiamo Sinta e vengo dall’Africa, una mostra personale a cura di Barbara Martusciello.

 

Da lunedì 9 a domenica 15 ottobre la mostra è inserita nel programma della seconda edizione di RAW (Rome Art Week). 

Sabato 14 ottobre, in occasione della XIII Giornata del Contemporaneo organizzata da AMACI, la mostra è visitabile dalle ore 17.00 alle 22.00.

 

“Mi chiamo Sinta e vengo dall’Africa” è la frase, pronunciata in modo tenero e fiero, da questo meraviglioso bambino italiano di cinque anni, africano di nascita, che ha accettato di partecipare al gioco serio dell’arte di Letizia Marabottini. Letizia ha interagito con lui, con l’intelligenza e la delicatezza che contraddistinguono il suo procedere nel lavoro e nella vita, e Sinta si è calato perfettamente in tale particolarissima teatralizzazione che tratta di effigi, convenzionalità del genere ritrattistico, dei cliché, di identità, confini e iniquità di certe delimitazioni. Queste opere raccolgono tale svolgimento aggiungendovi una riflessione sul linguaggio della fotografia.

Letizia si è chiesta – anche alla luce delle più attuali emergenze migratorie e delle sue esperienze personali – cosa significasse essere nero nella società occidentale. Le sue parole, che ci conducono in questa sua nuova serie, sono limpide: “Semplicemente, mi metto alla ricerca in una sorta di rituale di liberazione per un superamento del concetto di razza”. Come? Attraverso un sovvertimento dell’iconografia più acclarata: ritratti fotografici nei quali il piccolo Sinta “interpreta personaggi bianchi che hanno cambiato la storia, in un’identificazione ludica”.

La vibrante vitalità e la freschezza delle sue immagini sono sottolineate dalla predilezione del materiale su cui sono state stampate: legno reso neutro da una lieve, acquosa, veloce tinteggiatura bianca. Ecco che questa ricerca si scopre, pertanto, di tipo lessicale: fotografia-pittura-struttura; alla vista, pertanto, si aggiunge il tatto, e i sensi si acuiscono.

All’osservazione della figura femminile, del suo isolamento, della realtà nascosta sotto l’apparenza, del tessuto urbano problematico, l’artista di Acquapendente somma questo nuovo tassello; talvolta può accadere che l’innocenza e l’immediatezza dello spasso di un bambino, accompagnato ed esaltato dall’intervento esplicativo di un adulto – una donna, un’artista – mostri la strada e sveli quanto il re sia nudo: come avviene qui, con Letizia, Sinta e ciò che con loro è magnificamente messo in scena. 

(Barbara Martusciello)

 

Letizia Marabottini è nata ad Acquapendente (vt) nel 1974, vive e lavora a Roma. Ha esposto in numerose mostre personali e collettive e ha conseguito vari riconoscimenti. Nella Galleria Gallerati ha presentato nel 2015 la mostra personale per qualche minuto e ha partecipato nel 2016 alla rassegna collettiva Fuori 7.